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Nell’articolo precedente, che ti invitiamo a leggere, abbiamo introdotto la Vlamax (unità di misura: mml/l/s), la massima potenza glicolitica, e come questa influenza la strategia di allenamento.
COME SI MISURA?
Attraverso il prelievo di lattato prima e dopo, fino a trovare la concentrazione di picco, un sprint di 18/24 secondi.
Un’altra metodologia consiste nel registrare la potenza (ciclismo) o il ritmo (corsa e nuoto) erogati nello sprint.
Quindi vi sarà una stima, comunque molto accurata, a patto che il dato venga incrociato con la composizione corporea dell’atleta (%massa grassa rapportata a al peso).
QUAL E’ IL VALORE OTTIMALE?
Dipende dal tuo fenotipo e dai tuoi obiettivi. Un centometrista ambirà a valori prossimi all’1mml/l/s, mentre un ciclista passista o scalatore a valori di 0.3-0.4mmol/l/s.
SE DEVO ALZARLO?
Eccoci al succo del discorso.
Per alzare il valore di Vlamax dovremo lavorare ad intensità submassimali su ripetute di una durata ottimale tra i 10 e i 30 secondi, con ampio recupero tra loro in modo da tenere alte le prestazioni e quindi l’intensità ad ogni sforzo.
Un’altra strategia è ridurre il volume di allenamento settimanale in modo da limitare gli adattamenti sul sistema aerobico lipolitico.
SE DEVO ABBASSARLO?
Abbiamo due strade: una con risultati a breve termine e una con risultati a lungo termine.
La prima strategia è di natura nutrizionale. Consiste semplicemente nel creare un deficit calorico in modo da aumentare la sensibilità lipidica. Sicuramente efficace, ma che vedrebbe un ritorno allo stato iniziale dopo 7/10 giorni di abbondono del regime calorico.
La seconda strategia vede delle modifiche al piano di allenamento:
Uscite lunghe alla intensità massima della zona di FatMax, magari riducendo l’intake di carboidrati intra-workout. Aumentando possibilmente la frequenza delle sedute settimanali.
Infine tanti lavori ad intensità di LT2, fino al VO2max, per avere un consistente reclutamento delle fibre veloci creando i presupposti per uno shift da glicolitiche (IIb) a ossidative (IIa).