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Ed eccoci qui, signori.
Come ogni anno verso fine settembre, con i primi freddi, ogni ciclista si alza sapendo che tra poco tempo il suo volume di allenamento dovrà ridursi.
Le ultime gare fanno da colonne d'Ercole all'ignoto: il periodo di transizione.
Che paura.
Si ha paura di perdere quanto di buono si è fatto nella stagione che si conclude e quindi non si demorde e si continua a spingere in allenamento, ma in fondo lo si sa... non si può tirare troppo la corda. Nel ciclismo amatoriale degli ultimi anni, il livello è veramente alto, i km medi percorsi sono aumentati, il numero di gare stagionali è aumentato. Insomma testa e fisico reclamano del riposo.
Ma allora come caspita possiamo organizzare il nostro periodo di transizione?
Innanzitutto è intelligente inserire un periodo di deload a fine stagione. Cosa significa?
Consiste nell'inserire 2 settimane circa dove si diminuiscono gradualmente sia il volume sia l'intensità delle uscite in bici, accompagnando gradualmente il nostro corpo al riposo. Proprio come i rituali che ognuno di noi ha e fa ogni sera prima di andare a dormire.
Questo è molto importante perchè gli sport di endurance con la loro pratica promuovono in acuto il rilascio degli ormoni tiroidei T3, T4 e THS che concorrono a regolare la sintesi proteica, il metablismo lipidico e glucidico e la funzionalità cardiaca.
Inoltre gli sport di endurance stimolano anche la funzionalità surrenale con il rilascio di corticosteroidi che regolano l'infiammazione tissutale generata dagli allenamenti e vanno a regolare i ritmi circadiani.
E vogliamo dimenticarci delle famose endorfine??
Si capisce che interrompere drasticamente un'attività come il ciclismo, soprattutto se si fanno parecchi km, può essere deleterio e portare a disturbi che tutti gli sportivi, sono sicuro, hanno provato nei loro periodi di stacco: lieve depressione o senso di malessere, difficoltà nel prendere sonno e disturbi dell'appetito come ad esempio un aumentato senso di fame senza apparente motivo. Tutti sintomi ottimamente descritti nella ''Sindrome acuta da scarico''.
Detto ciò si comprende l'importanza di inserire un periodo di deload prima dello stacco di fine stagione.
Primo step superato.
Ora parliamo dello stacco.
Io personalmente mi sento di consigliarlo perchè non solo ristorerà il fisico, ma aumenterà enormemente la nostra motivazione ad allenarci. Uno stacco di 7/10 giorni può essere adeguato al volume di lavoro di un ciclista amatore odierno, arrivando a un massimo di 15 giorni.
Ovviamente gli adattamenti avuti vedranno una regressione ma assolutamente non significativa.
Arriva poi il momento di ripresa degli allenamenti. Come impostarlo?
La durata di questa fase varia in base all'inizio del periodo agonistico del ciclista in esame, ma possiamo dire che mediamente può essere di 4/6 settimane.
In questa fase sarà importante riavvicinare il nostro organismo di settimana in settimana al volume prima dello stacco utilizzando per lo più la bassa o medio-bassa intensità.
Non si tratta di un periodo di allenamento specifico, ma l'obiettivo è quello di preparare il nostro organismo ai carichi successivi.
ATTENZIONE! Non facciamo un mese e mezzo in zona 2 ''se no entri in forma a Gennaio!!'', ma richiamiamo una volta a settimana le zone di intensità sopra soglia. Manteniamo un volume ridotto a livello settimanale sopra soglia anaerobica in modo da non progredire troppo velocemente e non accumulare fatica, ma manteniamolo!!
Uno studio del 2021 ha dimostrato come mantenere una seduta a settimana con ripetute ad alta e altissima intensità facesse mantenere maggior potenza sui 20min rispetto ad allenarsi solamente alla bassa intensità.
Inoltre il mesociclo di transizione è ottimo anche per riavvicinarsi ai carichi in palestra, soprattutto se nella stagione precedente non si è proseguita in alta stagione questa attività.
Riferimenti bibliografici:
-''Immediate Effects of Heavy Excercise on the Circulating Thyroid Hormones'' 1983
-''Timing of exercise influences circadian rhythm resetting in humans" 2019
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