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VUOI MIGLIORARE LA POTENZA IN SOGLIA ANAEROBICA? Nessun problema, partiamo dalla chiave: la tua VLAMAX! L’hai mai incrociata con il tuo valore di VO2MAX?
Come? Non conosci nessuno dei due valori?? Come facciamo allora?
Di cosa diamine stiamo parlando?
Il VO2max è il massimo volume di ossigeno che si è in grado di gestire per minuto. Esprime la massima energia che il nostro corpo è in grado di esprimere utilizzando meccanismi energetici aerobici (avvengono in presenza e grazie all’ossigeno).
La VLamax è la massima potenza anaerobica o glicolitica. Il massimo tasso di produzione di lattato da parte del sistema anaerobico lattacido. Esprime la massima energia che il nostro corpo può esprimere tramite meccanismi anaerobici glicolitici (con combustibile i carboidrati e senza ossigeno) per produrre energia per i nostri muscoli.
Ma come influenzano la prestazione questi due parametri?
Avere un alto valore di potenza in VO2max è tipico degli scalatori e dei cronomen, ad esempio.
D’altronde da spiccate doti aerobiche deriva un minor accumulo di acido lattico, in particolari di ioni H+ (i veri responsabili dell’acidosi muscolare), ritardando l’insorgenza della fatica muscolare, permettendo a questi atleti di protrarre nel tempo esercitazioni a medio/alta intensità e a ripetere azioni ad alta intensità in tempi brevi. In poche parole un alto valore di VO2max sarà uno dei fattori predittivi di un’alta prestazione di endurance.
Al contrario un alto valore di Vlamax è cercato e fortemente voluto dai velocisti e dai pistard, atleti che vedono il loro modello di prestazione <30 secondi. Questa peculiarità permette loro di poter produrre altissimi livelli di energia (e quindi di potenza) in tempi brevissimi. Ma questo ha un prezzo e pure salato! Ciò costerà un enorme accumulo di lattato con conseguente impossibilità di esprimere due prestazioni massimali in tempi ravvicinati, dilatando i tempi di recupero. Inoltre raggiungendo alti valori di acido lattico, mediamente, si partirà già da cospiscue concentrazioni basali (a riposo). Ciò compromette la capacità di protrarre a lungo uno sforzo già ad intensità non irresistibili.
Da quanto abbiamo detto è chiaro che questi due parametri influenzano la prestazione e quindi l’approccio che dobbiamo avere alla stesura di un piano di allenamento.
Facciamo un esempio pratico.
Abbiamo davanti a noi due ciclisti, che chiameremo CICLISTA A e CICLISTA B, con ugual peso, ugual potenza in LT2 (SA/AT/MLSS/FTP/CP, insomma chiamatela come vi pare. Che bello complicarsi la vita con mille nomenclature!) ed infine uguale obiettivo stagionale: migliorare il tempo in una granfondo di 4 ore circa con tanta salita. MA!
-CICLISTA A ha un basso valore in VO2max e una bassa Vlamax
-CICLISTA B ha un alto valore in VO2max e un’alta Vlamax.
Per migliorare la loro potenza in LT2 (punto oltre il quale c’è un accumulo di acido lattico e un conseguente accumulo di fatica) dovranno adottare due strategie completamente differenti.
Il CICLISTA A dovrà inserire esercitazioni ad alta intensità per migliorare il suo Vo2max
Il CICLISTA B lavorerà, invece, per abbassare la sua Vlamax avendo una massima potenza aerobica già soddisfacente. Come dovrà comportarsi?
Tante ore in sella intorno alla FatMax, tantissimo volume appena sotto LT2 (sweetspot) e, compatibilmente con gli impegni personali, aumentare la densità delle sedute settimanali di allenamento.
La personalizzazione dell’allenamento in base agli obiettivi stagionale non deve e non può più soddisfarci.
L’individualizzazione dell’allenamento sulla base della persona porta a risultati più duraturi e consistenti.
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